Moltissime persone si chiedono ancora se la pulizia dei denti fa male, poiché la scarsa informazione continua ad alimentare false credenze a riguardo.
Al fine di fornire dati esaustivi e chiarificatori, bisogna però fare una prima distinzione fondamentale, vale a dire stabilire il concetto di “male” nel senso di nocivo per la salute o di doloroso. Nel primo caso la risposta è sicuramente “no”, o meglio lo è se la procedura viene effettuata nel modo adeguato e da professionisti qualificati. Che si tratti di un igienista orale o di un odontoiatria, il requisito fondamentale a cui fare attenzione è che l’operatore sia specializzato in parodontologia. Soltanto un esperto nel trattamento delle strutture circostanti e di sostegno dei denti ha le necessarie competenze per svolgere questo trattamento in maniera efficace, sicura e innocua.
In caso contrario la pulizia dei denti fa male al benessere del cavo orale perché può rivelarsi eccessivamente invasiva, intaccando l’integrità dello smalto o peggiorando condizioni di sensibilità gengivale. Quando la seduta viene eseguita da specialisti del comparto, diventa un vero e proprio toccasana per la bocca, eliminando l’accumulo di placca o tartaro, e scongiurando così l’insorgere di gengiviti e parodontiti, patologie che possono danneggiare irrimediabilmente il tessuto dentinale, fino a causare la perdita del dente. Se queste motivazioni non dovessero bastare da sole, va evidenziato che la salute di gengive e denti influenzano tutto l’organismo, fino a provocare in certi casi l’insorgere di malattie cardiovascolari importanti. Le infezioni e affezioni del cavo orale favoriscono la proliferazione di batteri che possono entrare in circolazione attraverso il sangue e provocare serie infiammazioni a livello cardiaco e cerebrale, fino a causare infarti e ictus.
La pulizia dei denti fa male o si ha semplicemente paura?
Chiarito (almeno si spera) che la pulizia dei denti è innanzi tutto una procedura necessaria per conservare allungo la salute orale e il benessere generale, si può affrontare ora l’altro aspetto, cioè quello del dolore, o forse sarebbe il caso di dire “la paura del dolore”. Il dentista o l’igienista dentale, nello svolgimento della procedura di rimozione della placca e del tartaro, utilizzano apposite strumentazioni che hanno il compito sgretolare le impurità che si sono accumulate sulle gengive e tra i denti. Questa azione di tipo meccanico e abrasivo può essere percepita dal paziente in maniera del tutto soggettiva, ed in condizioni normali, cioè in assenza di infiammazioni pronunciate o di ipersensibilità, l’individuo può avvertire al massimo un po’ di “fastidio”, determinato dalla vibrazione degli strumenti sulle zone interessate. Maggiore è la quantità e la consistenza della placca e del tartaro presenti nella bocca, più l’odontoiatra dovrà insistere per rimuoverle efficacemente. La pulizia dei denti fa male quindi nella misura in cui la persona che la riceve è più o meno sensibile al contatto con le apparecchiature utilizzate dal dentista.
La sensazione di dolore può essere inoltre accentuata da fattori psicologici come il timore di soffrire, o fisici come la presenza di stati infiammatori tali da rendere i tessuti più delicati. Nel caso in cui il fastidio o il dolore dovessero essere eccessivi, tanto da inficiare il corretto svolgimento della procedura, il dentista valuterà la possibilità di adottare una lieve anestesia locale, somministrata tramite iniezione in loco o tramite gel analgesico da spalmare sulle parti più sensibili. In sintesi alla domanda: la pulizia dei denti fa male? Si può rispondere con un deciso no, tenendo comunque in considerazione le eccezioni sopra elencate, che vanno tuttavia opportunamente contestualizzate. La procedura è inoltre propedeutica all’estetica odontoiatrica, poiché eliminando placca e tartaro si restituisce alla dentatura la sua naturale colorazione. La pulizia dei denti è per di più un valido alleato per contrastare fastidiosi disturbi come l’alitosi. La pulizia dei denti andrebbe di regola effettuata almeno una volta all’anno, meglio ancora se ogni sei mesi. In caso di soggetti predisposti a sviluppare parodontopatie o gengiviti è consigliabile addirittura ripeterla ogni 2-4 mesi. La pulizia dei denti infine può essere distinta in due fasi principali:
• La detartrasi – rimozione del tartaro attraverso uno strumento meccanico o ad ultrasuoni.
• Il curettage – rimozione di placca e tartaro con un attrezzo di raschiamento detto appunto “Curette”. Con questo metodo si previene la formazione di sacche all’interno delle gengive, prevenendo l’indebolimento delle strutture portanti del dente.
Sfatiamo alcuni miti sulla pulizia dei denti
Oltre al chiedersi se la pulizia dei denti fa male, esistono anche diversi altri falsi miti relativi alla salute orale, i più comuni e diffusi sono i seguenti:
• Usare il filo interdentale fa sanguinare le gengive – la questione è piuttosto l’inverso, cioè le gengive sanguinano proprio perché vi è un accumulo di placca e tartaro, così è necessario proprio utilizzare il filo interdentale per cercare quanto meno di ridurne la quantità e la consistenza.
• Occorre lavarsi i denti immediatamente dopo i pasti – niente di più sbagliato, infatti dopo mangiato la saliva deve avere il tempo di svolgere la sua funzione di riequilibrio dei livelli di acidità nella bocca. Bisogna attendere dai venti minuti ad un’ora prima di spazzolare i denti con dentifricio, in caso contrario si rischia di alterare il PH del cavo orale, danneggiando lo smalto dei denti ed eliminando la preziosa flora batterica.
• I cibi dolci sono più dannosi di quelli salati – dipende dai cibi, infatti vi sono alimenti che seppur ricchi di zuccheri hanno la particolarità di sciogliersi rapidamente, eliminati così dalla saliva. Per contro vi sono pietanze salate che possono restare in bocca per lungo tempo, causando più problemi di qualunque dolciume.
• La cura dei denti è meno importante in età infantile che in età adulta - si tratta di una credenza tutt’oggi molto diffusa ma in ogni caso assolutamente errata. I denti dei bambini sono una sorta di guida per quelli dell’età adulta, sono fondamentali per definire lo spazio e il “progetto” della dentatura permanente. Se nei più piccoli i denti cadono prima del tempo, possono scaturire problemi e disfunzioni di linguaggio, in quanto la dentatura è un elemento essenziale per la fonazione e la corretta produzione di suoni e parole.
• Bisogna risciacquare la bocca abbondantemente dopo aver lavato i denti – questo è un altro errore comunissimo che va evitato in quanto così facendo si elimina lo strato protettivo di fluoro che è stato applicato poco prima con spazzolino e dentifricio. Se proprio non si gradisce la permanenza del sapore in bocca, si può effettuare un rapido risciacquo o sostituire il dentifricio con uno dal gusto più piacevole.
• Il chewing-gum può sostituire lo spazzolino – complice la pubblicità e la pigrizia, questo mito è stato ed è ancora uno dei più duri a cadere. La gomma da masticare non è una valida alternativa alla quotidiana igiene orale con spazzolino e dentifricio, ma solo un blando palliativo per rinfrescare l’alito dopo i pasti. Inoltre l’attività masticatoria favorisce la produzione di salica, il che incentiva la proliferazione batterica.
Se tutto quello che è stato detto fino ad ora non dovesse bastare a chiarire se la pulizia dei denti fa male oppure no, va sottolineato come questa semplice operazione odontoiatrica sia la principale alleata per scongiurare una patologia seria e invalidante come la recessione gengivale. Quest’ultima è un disturbo che provoca il ritirarsi del tessuto gengivale a copertura della radice dentinale, esponendo i denti a infezioni, rendendoli più vulnerabili alle infezioni e più soggetti a caduta prematura.