La carie interdentale ha origine negli spazi difficilmente raggiungibili con lo spazzolino, e predilige le sezioni che circondano molari o premolari.
La sua particolare posizione la rende poco visibile, tanto che per una corretta diagnosi, spesso bisogna ricorrere ad una radiografia. Il classico processo di erosione dello smalto, di per se non è doloroso, ma comincia a dare qualche segnale della sua presenza quando il paziente sviluppa una maggiore sensibilità dentale al freddo, al caldo, a cibi salati o zuccherati. Il mal di denti vero e proprio fa la sua comparsa quando l’infezione ha ormai consumato la barriera dello smalto, raggiunto la dentina, la polpa o addirittura la radice. L’abitudine di recarsi dal dentista per controlli periodici di routine, è sicuramente uno dei metodi più efficaci per individuare procedimenti cariosi in corso, e per evitare che questo tipo di patologie odontoiatriche progrediscano al punto di compromettere la salute dei denti.
Oltre alla carie interdentale, identificata tecnicamente come “carie di seconda classe”, le altre infezioni della medesima categoria odontoiatrica, si possono distinguere in:
• Carie di prima classe – intacca lo smalto dei denti nella parte impiegata nella masticazione, di norma interessa molari e premolari.
• Carie di terza classe – colpisce solitamente canini e incisivi nelle sezioni laterali.
• Carie di quarta classe – si estende agli angoli di incisivi e canini.
• Carie di quinta classe – erode la porzione di smalto tra la corona e la radice del dente. Può colpire qualunque dente.
Quali sono i problemi causati dalle carie interdentali?
La carie interdentale, come le suddette varianti del resto, è un’affezione fastidiosa e subdola che può causare numerose complicazioni:
• Provoca l’irritazione della papilla e conseguente papillite
• Genera infiammazioni gengivali e quindi gengiviti croniche
• Danneggia la polpa e crea le condizioni ottimali per dolorose e pericolose pulpiti
• Compromette la radice e distrugge irrimediabilmente il dente
• Causa la formazione di granulomi, cisti, piorrea
Proprio per la sua collocazione così nascosta e per la sua difficile individuazione, la carie interdentale rappresenta una tipologia di infezione molto insidiosa. La prevenzione gioca sempre un ruolo essenziale nel mantenimento del benessere di denti e gengive, tuttavia in questo caso ancor più che lo spazzolino, il ruolo da protagonista lo gioca il classico filo cerato da passare negli interstizi. Sarebbe buona prassi utilizzarlo almeno una volta al giorno, accuratamente, correttamente e soprattutto delicatamente, per non sfregare troppo sulle gengive e provocare infiammazioni e sanguinamento. L’igiene orale domiciliare è una forma di profilassi fondamentale per consentire ad una bocca sana di restalo allungo, tuttavia ha i suoi limiti, e nulla può sostituire la pulizia dei denti professionale che viene effettuata dall’odontoiatra. La detartrasi profonda e la rimozione di tutta la placca, sono possibili esclusivamente tramite strumenti adeguati utilizzati dl dentista, quindi è consigliabile aggiungere alla lista anche una seduta di controllo, preferibilmente ogni 6 mesi
La carie interdentale può intaccare i denti vicini?
Un altro spetto che rende la carie interdentale un nemico da non sottovalutare, è la possibilità che l’infezione si estenda a più denti. Solitamente infatti lo stesso smalto che circonda il punto dove è in atto il processo corrosivo, funge da recinto di isolamento, così da impedire che i batteri possano aggredire un altro elemento dentale attiguo. Invece la carie di seconda classe, trovandosi proprio in mezzo a due denti, aumenta la probabilità che la degenerazione dello smalto cominci anche in un altro punto della bocca. Sebbene questa forma cariosa non sia facile da rilevare guardandosi allo specchio, non bisogna nemmeno sottovalutare alcuni segni che possono essere determinanti per la sua diagnosi. Un dente cariato perde progressivamente la sua naturale colorazione, si ingiallisce perché il rivestimento di smalto si riduce, non solo nel punto dove ha sede il focolaio batterico, ma in tutta la sua superficie, a causa dell’impoverimento minerale.
Alle prime avvisaglie di un perdita di colore del proprio sorriso, bisognerebbe comunque consultare il dentista. Anche non in presenza di una vera e propria carie interdentale, il risultato sarà l’aver fatto una buona visita di controllo, per scongiurare ogni possibile eventualità. I consumatori accaniti di caffè e tè, o i fumatori incalliti, sono tra i soggetti che possono fare meno caso a questo genere di cambiamenti nella cromia dei denti, poiché già naturalmente sono abituati ad avere una dentatura meno bianca della norma, con macchie e differenze di pigmentazione anche in punti differenti. A maggior ragione questi pazienti dovrebbero, in primo luogo correggere i propri stili di vita, e in secondo luogo andare più spesso dal dentista per sedute di monitoraggio preventivo.
La carie interdentale dà sintomi più fastidiosi e intensi quando l’infezione ha raggiunto proporzioni più rilevanti. Prima di allora il paziente può avere la percezione di qualche piccolo cambiamento, come una leggera alitosi, minor tolleranza a cibi bollenti o ghiacciati, oltre che reazioni di “allarme” al contatto con alimenti sapidi o dolciumi che in precedenza venivano consumati senza alcun problema. Il dolore è la prova che la carie ha superato lo smalto, arrivando alla dentina e alla polpa, toccando quindi i tessuti più vivi e con terminazioni nervose. Stessa cosa per l’infezione che si estesa alle mucose gengivali, con infiammazioni, gonfiore e sanguinamento. Carie interdentale e sintomi sono quindi aspetti separati dal fattore tempo, e non bisogna aspettare di provare sensazioni spiacevoli per correre dall’odontoiatra per farsi dare un’occhiata.
Come si cura la carie interdentale?
Per una carie interdentale la cura è simile a quella che viene adottata per le sue diverse varianti, scegliendo quella che maggiormente si adatta all’entità del problema. Nel dettaglio se il processo di erosione è superficiale, si opta per l’otturazione, eliminando il focolaio batterico, rimuovendo le porzioni di smalto compromesso, e sigillando fessure e canalicoli con un composto biocompatibile specifico. Se invece l’affezione ha raggiunto la dentina e o la polpa, l’otturazione non è più efficace, e bisogna procedere con la terapia canalare. In questo caso quindi la carie interdentale si cura con una devitalizzazione completa, asportando tessuti infetti e riempiendo il vuoto che si è creato all’interno, con sostanze adeguate a garantire stabilità, estetica e funzionalità nella masticazione.
Di solito questa procedura si associa alla ricostruzione parziale o totale dell’elemento dentale, modellandolo a moncone, al fine di prepararlo poi all’innesto di una corona artificiale. L’incapsulamento è fondamentale per non lasciare il dente devitalizzato, vulnerabile a nuovi attacchi da parte di placca, tartaro e quindi di batteri. Inoltre La corona dentale ha anche un ruolo essenziale nel riarmonizzare l’immagine del sorriso, ridando sicurezza e fiducia al paziente. Quando infine l’infezione è diventata una patologia endodontica in piena regola, danneggiando irrimediabilmente anche la radice, non resta che estrarre il dente, prendendo in considerazione delle soluzioni protesiche che possano restituire al paziente una qualità della vita normale.
La rimozione di un dente rappresenta un’ipotesi estrema, una tecnica a cui ricorrere solo quando nessun’altra metodologia o trattamento sono consigliabili o non danno benefici. La decisione viene presa ovviamente in accordo con il soggetto interessato, valutando anche se il dente in questione è o meno un componente essenziale sotto diversi punti di vista. Nel caso in cui la zona colpita sia ad esempio un dente del giudizio, quasi sempre si opta per l’estrazione, poiché i terzi molari negli adulti, hanno un ruolo praticamente inutile ai fini cosmetici e nella masticazione.